lunedì 30 marzo 2020

Step 3

Disegno realizzato da me, ispirato alla copertina di "Stairway to Heaven"

"The scientific man does not aim at an immediate result. He does not expect that his advanced ideas will be readily taken up. His work is like that of the planter - for the future. His duty is to lay the foundation for those who are to come, and point the way. He lives and labors and hopes.”
― Nikola Tesla

sabato 28 marzo 2020

Step 2


Dal principio alla fine
Il vocabolo finalità proviene da “finalitas”, termine del latino tardo che a sua volta deriva dal latino classico “finalis” (di confine, finale, estremo).Non ci sono testimonianze rilevanti riguardo alla sua comparsa nel corso dei secoli fino al 1800, quando Mamiani, Gioberti, Carducci, Benedetto Croce e Michelstaedter iniziarono a inserirlo nei loro scritti. Lo stesso vale per il corrispettivo inglese finality, la sua notevole comparsa risale al 1836 nell’ambito della trascrizione di un dibattito parlamentare. Tuttavia, com’è noto dalla storia della filosofia, risale all’antica Grecia l’esistenza del principio di finalità associato al finalismo o teleologia - dal greco τέλος (télos), fine, scopo e λόγος (lógos), discorso, pensiero - ovvero il completo opposto della dottrina del casualismo. Di questo argomento si occuparono illustri filosofi, come il determinista Anassagora, Platone, Aristotele, gli stoici, poi i filosofi cristiani e Kant. In realtà i significati di finalismo e di finalità non sono esattamente sovrapponibili: l'ultima è intesa come il conseguimento di un fine vicino e circoscritto, mentre il primo riguarda il risultato lontano e ultimo determinato da più cause concomitanti.
A questo punto sarebbe impossibile non chiedersi come un termine che non è stato usato in modo rilevante fino al XIX secolo sia arrivato a definire un principio tanto importante. Inoltre, sorge spontaneo un dubbio: perché il termine proviene da “finalis” e non da “propositum”, il cui significato è proprio quello di “finalità”? Una spiegazione filologica un po' fantasiosa potrebbe essere la seguente.
Abbazia di Staffarda
Nel 1312 l’abate del monastero di Staffarda diede un incarico molto importante al frate amanuense appena arrivato dall’estero, Cived Opoco. Quest’ultimo doveva ricopiare un importante passaggio da un’appendice di un testo sacro. Il brano parlava del propositum (scopo, il fine) della Chiesa Cattolica, ma il povero Cived conosceva male il latino e scrisse del finalis (la fine) della Chiesa. L’errore passò inosservato per secoli, finché un certo Giuseppino Bruno, intento a tradurre quell’appendice dal latino classico a quello tardo, si accorse della scoperta rivoluzionaria. Rese pubblica la scoperta di un antico testo che ipotizzava una fine della Chiesa! Ovviamente il fatto non passò inosservato e il Sant'Uffizio intervenì prontamente. Giuseppino Bruno, memore della sorte toccata al cugino Giordano, decise di ritrattare inventando una nuova parola: finalitas, che avesse il significato di “finalità” come la conosciamo oggi.
Per quanto riguarda la presenza del termine nella letteratura, una delle apparizioni più importanti fu nel “Del primato morale e civile degli italiani”, pubblicato da Gioberti nel 1843: “Il contrario ha luogo quando la favola poetica non è seria, e ha per unica intenzione un sentimento subbiettivo, qual si è il ridicolo, che di sua natura esclude ogni finalità reale dal canto degli oggetti; imperocchè il riso che nasce da un contrapposto disarmonico e inaspettato, e il fine che suppone un conserto nei mezzi ordinati a conseguirlo, sono insieme discordi”. Come in questo caso, il termine spesso non è il soggetto dell’indagine, ma uno strumento.

Per individuare brani o aforismi incentrati sulla finalità di personaggi illustri, è necessario fare una ricerca su alcuni suoi sinonimi, come:
  • Scopo: “Il senso della vita è quello di trovare il vostro dono. Lo scopo della vita è quello di regalarlo”, Pablo Picasso.
  • Obiettivo: “Se vuoi una vita felice devi dedicarla a un obiettivo, non a delle persone o a delle cose”, Albert Einstein.
  • Meta: “Arrivare e non aver paura, questa è la meta ultima dell'uomo”, Italo Calvino.


martedì 24 marzo 2020

Step 1bis


Le origini

Questa mappa non indica la diffusione geografica del coronavirus … ma schematizza l’origine delle lingue europee! È stata qui riportata per contestualizzare l’enorme differenza tra le lingue neolatine e gli altri ceppi indoeuropei per quanto riguarda la traduzione del termine “finalità”.
Le lingue romanze hanno ovviamente una radice comune, il termine latino “finalis”. Per cui è facile constatare che la traduzione in francese sia “finalité”, in spagnolo “finalidad” in rumeno “finalitate, eccetera.
Per quanto riguarda le lingue indoeuropee, invece, sembra non esserci un antenato comune: in tedesco e lussemburghese si usa il termine “Zweck”, mentre in albanese “qellim” e in greco “στόχος”.
Da un’altra parte del globo, ovvero in Cina e in Giappone, si usa lo stesso termine “目的”.

Questo (in cinese) è composto da (mù), che significa occhio, oggetto o catalogo e (dì), obiettivo. La cui unione si può facilmente supporre che formi “centro dell’obiettivo”.  La provenienza del vocabolo è molto interessante per l’evoluzione progressiva dei grafismi:

Ritornando in Europa, si possono fare delle considerazioni interessanti sui primi usi del termine. Sembra che compaia per prima nel linguaggio tedesco antico già nell’800 come “zwec” e sia stato modificato nel tedesco moderno come “zweck”. Per quanto riguarda i linguaggi neolatini, le varie traduzioni si riconducono tutte al termine finalis, ma si possono fare comunque considerazioni interessanti. Sembra che un’altra etimologia di finalidad possa venire dall’aggettivo fácil, a cui è stata aggiunta la desinenza idad, che significa qualità di. In Italia, uno dei primissimi a usare il termine fu Gioberti, che solo nel XIX secolo scrisse “Il concetto di «vita  eterna», importando quello di Dio che ne è il principio, si può dire a questo ragguaglio che essa è il supremo scopo dell’uomo; tuttavia l’espressione non è esatta, perché la voce in se stessa non accenna  direttamente alla finalità dell’oggetto, ma alla sua fruizione.”
All’interno dell’elenco sopracitato, manca una lingua molto importante: l’inglese. Sebbene non sia una lingua romanza, in inglese finalità si traduce come “finality” e ha sempre la stessa radice latina. Questo perché finality è uno dei tanti vocaboli che negli anni sono stati acquisiti dal francese. Il termine esisteva già nella prima metà del 1500, ma cambiò significato nel 1833. Per questo motivo alcuni dizionari fanno risalire la sua prima apparizione nel 1833. Di seguito è riportato uno dei primi usi nel 1836 all’interno della trascrizione di un dibattito parlamentare.


venerdì 20 marzo 2020

Step 1


Definizione ed etimologia

Finalità è definito dal vocabolario online Treccani [1] come:
  1. L’essere ordinato a un fine, con riferimento sia all’operare umano, in quanto consapevole (in contrapposizione all’istintualità), sia a oggetti, azioni, comportamenti in quanto rispondenti a bisogni ed esigenze proprie o altrui, sia, in senso più ampio, agli avvenimenti storici e ai processi e fenomeni della natura. La generalizzazione del concetto di finalità determina il finalismo, fondato sul principio di finalità, ossia sull’asserzione teleologica che nulla accade nel mondo senza un fine, in correlazione con il principio di causalità per cui nulla accade senza una causa.
  2. Per estensione: fine, scopo. Ad esempio: le finalità di un’associazione; illustrare le finalità di un’impresa, di un’iniziativa, di un programma politico.

Le definizioni fornite da altri vocabolari, quali l’Hoepli [2] e il Sabatini Coletti [3], sono affini.
La ricerca dell’etimologia del termine è più ardua. La parola “finalità” non è presente nei dizionari etimologici italiani disponibili gratuitamente sul web. Partendo dalla ricerca sul vocabolario Treccani, è possibile constatare che il vocabolo proviene dal latino tardo, più specificamente dal sostantivo finalĭtas,-atis. Poiché si tratta di un termine latino, ma non presente nella versione classica della lingua, è necessario consultare un sito etimologico consigliato dall’Accademia della Crusca: “Online Etymology Dictionary” [4], ovviamente disponibile solo in lingua inglese. Il termine anglosassone con lo stesso significato di finalità (definito più filosofico rispetto a termini come aim o purpose) è finality [5]. Il sito riporta come etimologia: 1540s "a goal, a guiding object," from Middle French finalité, from Late Latin finalitatem (nominative finalitas) "state of being final," from Latin finalis "last, of or pertaining to an end" (see final). From 1833 as "quality or state of being final.”. Il sito riconduce quindi finalità all’aggettivo della lingua latina classica finalis. Il quale, a sua volta, è definito dal dizionario cartaceo “IL” (Castiglioni-Mariotti) come: “di confine, concernente i confini, finale, estremo, sommo”. A conferma di quanto descritto, la riconducibilità del termine al vocabolo finalis è affermata anche dal dizionario cartaceo Zingarelli.

Le fonti online a cui si è fatto riferimento sono le seguenti:
  1. http://www.treccani.it/enciclopedia/tag/finalit%C3%A0/
  2. https://www.grandidizionari.it/Dizionario_Italiano/parola/F/finalita.aspx?query=finalit%c3%a0
  3. https://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/F/finalita.shtml
  4. https://www.etymonline.com/search?q=finality
  5. https://dictionary.cambridge.org/it/dizionario/italiano-inglese/finalita?q=finalit%C3%A0