martedì 9 giugno 2020

Step 24


Sintesi

Per analizzare il termine finalità si è iniziato dalle sue origini; dopo averne appreso il significato, ovvero di essere ordinati ad un fine, si sono ricercate le sue radici etimologiche, nel vocabolo del latino tardo finalitas, e la sua prima comparsa nel “Del primato morale e civile degli italiani” di Gioberti.

Il termine in questione fa spesso capolino nella letteratura. Per quanto riguarda la narrativa è utilizzato nel romanzo di Orwell “1984”, in connessione con gli scopi del Partito, e nella concezione utopica espressa nel libro Utopìa di Thomas Moore; è citato perfino nello Zibaldone, in riferimento al fine della poesia. Appare anche nella mitologia, per quanto riguarda i valori morali degli eroi, e nell’opera poetica Paradise Lost quando Lucifero spiega le sue ambizioni.

Nel mondo della filosofia, il termine compare sia nelle opere più antiche, ad esempio in uno dei dialoghi di Platone, il Gorgia, e nella dottrina delle cause di Aristotele (testimonial di questo termine, il suo nome in greco vuol dire il fine migliore). Più tardi, è usato in epoca medievale in una delle vie della Summa Theologica di Tommaso d'Aquino, in quella moderna nella Critica del Giudizio di Kant e in quella contemporanea nella Fenomenologia dello spirito (Hegel), come finalità interna. È strettamente connesso anche all’etica e alla distinzione fra ciò che è giusto e ingiusto.

La parola ha anche forti connessioni nel mondo dell’arte, è stata rappresentata sia in un disegno da me realizzato, sia in una vera opera, “Cadeau” di Duchamp, in quanto simbolo della perdita della finalità.

Nella comunicazione audiovisiva, la finalità è presente sia nella pubblicità, sotto forma di un divertente spot della Pepsi, che nel cinema in un dialogo del film Hugo Cabret. Sempre in quest'ambito, la ricerca della finalità è il tema centrale di tre puntate di una serie tv immaginaria. Nel quotidiano ci dobbiamo occupare anche della cronaca, soprattutto nei termini che appaiono spesso e che vengono talvolta confusi tra loro: colpa, dolo e preterintenzione. Una tematica di grande attualità è quella della pandemia e gli obiettivi che sono stati raggiunti con il lockdown.

La connessione con macro-temi si può ritrovare nell’abbecedario e nella mappa concettuale della finalità. Inoltre, il termine è collegato al fine della preservazione dell’ambiente e della specie, nel caso dell’ingegneria ambientale e nella teoria dei limiti dello sviluppo.

La finalità ha anche inspirato alcune considerazioni personali, spesso in relazione agli argomenti appena trattati.

lunedì 8 giugno 2020

Step 23

Una mappa concettuale della finalità

Le frecce in verde indicano una connessione fra i termini, quelle in rosso indicano che il collegamento è per contrapposizioni. C'è anche il caso di una freccia che indica in un verso una contrapposizione e dall'altro un'implicazione regolare.

domenica 7 giugno 2020

Step 22


Telefilm sulla finalità
Prologo
Il protagonista della nostra serie è l’ingegnere elettronico Enrico Tesla, un neolaureato che non ha ancora trovato la finalità della sua vita. Il povero ragazzo non ha mai preso una decisione da solo nella vita; amici e parenti l’hanno sempre condizionato nelle sue scelte, al punto tale da renderlo dipendente, ma hanno concordemente deciso di smettere di dargli consigli dopo la laurea. Per questo motivo il neoingegnere ha iniziato subito a sentirsi vuoto senza un obiettivo.

Puntata 1
La storia comincia in un garage: si vede l’ingegnere in un angusto locale con strani schizzi progettuali appesi ai muri, attorniato da molti pezzi di metallo e componenti elettronici, intento a programmare sul suo piccolo computer portatile. Sullo schermo si legge “Progetto Leviatano: la ricerca di uno scopo”. Enrico sta cercando di programmare un’intelligenza artificiale che sia in grado di dargli una finalità! Appena stringe l’ultima vite e collega l’alimentazione elettrica, si sente una voce metallica che, accompagnata da una miriade di lucine, si presenta “Io sono Leviatano.2020, tu devi essere il mio creatore, una persona dall’enorme intelletto, sicuramente un matematico o un fisico!”. Dopo aver fatto qualche respiro profondo, Enrico spiega brevemente alla macchina i suoi problemi e le chiede aiuto. Leviatano.2020 impiega un po' di tempo a comprendere la situazione e ad elaborare, ma, appena scompare la barra che indica il caricamento in corso, Enrico si sente tirare da una forza immensa, che risucchia perfino la luce, e sviene.
La storia continua con Enrico che si risveglia sul marciapiede di una strada che gli sembra familiare, ma al contempo diversa, e si guarda intorno. Su un cartellone vede la foto di una persona che gli somiglia come una goccia d’acqua, a parte per i baffetti a trapezio e la divisa militare. Sul poster c’è una scritta “Vincere … e vinceremo, onoriamo il grande Tesla”.
Il povero ingegnere pensa di essere finito in coma dopo aver sbattuto la testa, però sente la voce di Leviatano.2020: “Anche se sei solo un ingegnere, dovresti conoscere la teoria dei multiuniversi, divertiti in questo mondo!”. Enrico non ha nemmeno il tempo di riprendersi prima che un manipolo di soldati lo prelevi e lo porti al cospetto di Iosif Tesla, l’uomo del cartellone. Iosif vuole saperne di più riguardo a Enrico, dopotutto ha visto nei suoi schermi da Grande Fratello quest’uomo, che gli somiglia in maniera impressionante, apparire dal nulla. Il giovane ingegnere elettronico sembra a suo agio, ma un po’ insospettito dal nome che gli sembra di poter associare a ricordi che non emergono con chiarezza. I due cercano di raccogliere le idee, capiscono che Enrico è stato trasportato in un universo parallelo dall’intelligenza artificiale che ha appena creato e iniziano a conoscersi raccontandosi scambievolmente le storie delle loro vite. Iosif racconta di essere sempre stato un ragazzino indipendente che aveva un solo obiettivo nella sua vita: raggiungere le vette del potere! Si era laureato in ingegneria nucleare e aveva terrorizzato il mondo fino a diventare colui che di fatto detiene il potere di tutta la Terra, anche se ufficialmente governa solo la parte occidentale dell’Europa. Iosif mostra a Enrico la capitale della sua nazione, a prima vista Iosif era apparso un dittatore crudele, ma i cittadini sembrano essere contenti, vivono in un periodo di pace e prosperità sotto la nuova “gestione”. Iosif pare essere l’unica persona miserabile: vive una vita in funzione esclusiva del potere, che non vuole dividere con nessuno, è sempre all’erta e spaventato che qualcuno possa rubargli la posizione. Non ha né amici né famiglia. Appena la mente di Enrico comincia a chiedersi se valga la pena di vivere una vita incentrata sulla finalità del conseguimento del massimo potere, anche se comporta la conquista di grandi vette, si vede la forza immensa che risucchia ancora il neoingegnere.

Puntata 2
Enrico si risveglia nuovamente sul marciapiede di una strada che gli sembra ben conosciuta, ma al contempo diversa. Stavolta viene aiutato da un uomo muscolosissimo, una guardia del corpo che protegge un’elegante signora con dei lineamenti che a Enrico sembrano familiari, così familiari da poter essere i suoi. La signora, anche lei incuriosita dalla somiglianza, decide di presentarsi. Ella è Miuccia Tesla, proprietaria di un'azienda di commercio elettronico che gestisce una piattaforma di vendita su Internet, la più grande Internet company al mondo: Amaz…ing. Stavolta l’ingegnere capisce subito di trovarsi davanti alla sua versione in un altro universo, spiega la situazione a Miuccia e i due cominciano a dialogare. La donna ha sempre avuto uno scopo ben chiaro nella sua vita: il denaro! Non le interessava né il potere né la fama, solo i soldi, al punto che aveva incorniciato e custodito con cura la prima moneta guadagnata (di nuovo Enrico crede di aver letto una storia simile, ma non si ricorda bene dove). Appena laureata in ingegneria gestionale, Miuccia aveva fondato la sua compagnia, seguendo un’intuizione innovativa. Da quel momento non era stata più la stessa, era sempre impegnata nella ricerca di nuovi affari e a controllare gli andamenti della borsa per guadagnare il più possibile con i suoi investimenti in azioni. Non aveva tempo da perdere nel vivere una vita vera mentre rincorreva la ricchezza. Miuccia è una persona avida, tuttavia non avara: spende molto in beneficenza, e nasconde il suo buon cuore affermando che sta investendo per contribuire alla circolazione del denaro e a formare nuovo personale, aiutando l’economia. Di nuovo, appena Enrico comincia a chiedersi se valga la pena di vivere una vita incentrata sulla finalità dell’accumulare più ricchezza possibile, anche se consente di compiere molti gesti caritatevoli, viene risucchiato dalla forza immensa.

Puntata 3
Come nelle puntate precedenti, Enrico si ritrova ai margini di una strada familiare; la prima faccia che vede è perfettamente nota, un’altra sua versione. Questa volta il suo viso è posto su un uomo con una vestaglia di velluto rosso, che esce da una limousine, accompagnato da un gruppetto di avvenenti modelle. Per la terza volta Enrico si ritrova a parlare con un suo sosia e ha un’altra vaga sensazione di déjà vu. L’uomo si chiama Hugh Tesla e il suo fine nella vita è: semplicemente divertirsi! I suoi genitori avrebbero voluto che diventasse un ingegnere, ma Hugh sapeva bene che “divertimento” e “ingegneria” possono stare nella stessa frase solo separati da una negazione! Si era laureato al DAMS (Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo) e subito aveva riscosso un enorme successo. Era divenuto facoltoso per i ricchi proventi del suo lavoro nel mondo dello show business, ma non aveva investito con oculatezza i guadagni e spende moltissimo per condurre una vita nel lusso, spensierata e piena di adrenalina. Enrico si chiede ancora se vivere una vita incentrata sulla finalità del massimo divertimento in modo spensierato, anche se molto allettante, sia la strada giusta per lui. Immediatamente viene risucchiato dalla forza immensa, ormai si era quasi abituato.
Stavolta il marciapiede su cui si risveglia è più che familiare, infatti è proprio quello davanti al suo garage. Piuttosto scosso, il nostro protagonista si dirige verso Leviatano.2020 finché non sente la sua voce metallica dire: “Enrico, dobbiamo parlare”.

Epilogo
La serie si concluderà con un dialogo fra Leviatano.2020 ed Enrico che verrà pubblicato in seguito.

venerdì 5 giugno 2020

Finalità come movente

La regola d’oro per incriminare il colpevole di un omicidio è avere un indiziato, l’arma del delitto e un movente. Quest’ultimo è un impulso che spinge ad agire, praticamente la finalità di un criminale.


I motivi per compiere un così grave reato sono molteplici, alcuni di questi possono essere gelosia, rabbia, sete di denaro o vendetta. Ma i migliori, a mio parere, sono quelli inventati da una delle più grandi scrittrici di romanzi gialli, Agatha Christie. Sono una sua grande fan e, sebbene abbia letto molti suoi libri, rimango sempre sorpresa alla fine di ogni caso. Uno dei moventi più particolari si trova nel romanzo "Crooked House" (in italiano “È un problema”), in cui si scopre che l’assassina, Josephine, una ragazzina bruttina, strana, ma molto intelligente, ha ucciso il nonno perché, ritenendola sgraziata nei movimenti, le aveva impedito di coltivare la sua passione, la danza. Ovviamente ci sono molti altri romanzi che suscitano stupore per le trame e i moventi complicati. Nel “Nome della Rosa” l’ex bibliotecario agisce perché ritiene che il mondo sia ormai decaduto e vicinissimo al momento del giudizio finale, pertanto si sente investito della missione divina di conservare il più a lungo possibile le verità di fede così come sono state elaborate fino a quel momento dalla Scrittura e dai Padri della Chiesa. 

In effetti, la finalità non è sempre in accordo con la logica comune, una pazzia o un forte turbamento emotivo possono far desiderare il raggiungimento di uno scopo non razionale.

mercoledì 3 giugno 2020

Step 21


Nell'etica
Comprendere se un’azione abbia una finalità giusta o ingiusta è sempre stato un problema della filosofia. Pensando già alla difficoltà nel distinguere il bene e il male, non stupisce che non esista un’opinione unanime al riguardo. L’unica cosa certa è che la finalità abbia un ruolo fondamentale nell’etica.
Per capire meglio il tema trattato in questo step, sarebbe più semplice visitare il post precedente di questo blog dal titolo finalità ed etica, che riassume le posizioni di alcune dottrine filosofiche riguardanti la morale.
Per chiarire i concetti esposti con le diverse ideologie, appare utile produrre di seguito qualche esempio esplicativo.
  • Una dipendente che prende un giocattolo parzialmente rotto, destinato ad essere rottamato, al fine di regalarlo a suo figlio, sta compiendo una buona azione? La deontologia può dire immediatamente che questa è un’azione sbagliata, perché comporta un furto, la sottrazione di un bene materiale. Il giocattolo appartiene all’azienda incaricata del riciclo, che ha già disposto della sua sorte. Ma osserviamo le conseguenze: il bambino sarà contento di ricevere un regalo, anche se non perfettamente funzionante, e la madre sarà felice di averlo fatto senza spendere, l’azienda non perderà un guadagno significativo, al massimo un po' di materiale da riciclare. La felicità complessiva, quindi, aumenterà a causa dell’azione, per cui essa sarà accettata dal finalismo, dall’utilitarismo, dal consequenzialismo e, pertanto, anche dal probabilismo.
  • Torturare un uomo con la finalità di salvare migliaia di persone sarà giusto? Secondo l’utilitarismo, il consequenzialismo e il finalismo sì, ma per la deontologia sarebbe inaccettabile. Il fine può essere “buono”, ma l’azione è considerata dai più moralmente sbagliata (dal momento in cui è stata dichiarata come un atto di crudeltà da Beccaria nel “dei delitti e delle pene", oggi in Italia è riconosciuto il reato di tortura introdotto nel 2017 con un'apposita legge), anche per la dottrina probabilistica l’azione sarà sbagliata.
  • Un avvocato che difende con successo un boss mafioso, sfruttando cavilli legali, sta agendo in modo corretto e giusto? Sicuramente sta compiendo il suo lavoro, assistendo il suo cliente, ma le conseguenze della liberazione del boss arrecheranno danni gravissimi alla popolazione proprio perchè gioveranno all'organizzazione criminale. Nel bilancio dell’utilità, è ovvio che il boss dovrebbe porre fine alla sua condotta delinquenziale e pagare per i suoi crimini, quindi per diversi aspetti si potrebbe affermare che l’avvocato stia compiendo un’azione sbagliata.

sabato 30 maggio 2020

Finalità ed etica


Per evidenziare il ruolo centrale che occupa la finalità nell’etica si possono considerare alcune dottrine filosofiche e le differenze che presentano nelle loro tesi.
La teoria teleologica afferma che un atto sia giusto se è destinato a produrre una prevalenza di bene sul male almeno pari a quella di qualsiasi altra alternativa accessibile. In altre parole, in questa teoria il fine dell'azione è posto in primo piano rispetto al dovere ed all'intenzione dell'agente.
Secondo l’utilitarismo, il "bene" (o "giusto") consiste in ciò che aumenta la felicità degli esseri sensibili. Perciò un’azione buona è quella che abbia come scopo l’ottenimento di maggiore felicità, sia in senso qualitativo che quantitativo.
D’altra parte, secondo la teoria deontologica, il dovere e l'intenzione sono posti prima del fine dell'azione. Un esempio è Kant, che assegna alla logica, attraverso l'imperativo categorico, il dovere di determinare la correttezza o meno di un'azione. Le norme etiche, quindi, diventano imprescindibili e la legge non può essere condizionata da nulla che intervenga dall'esterno.
Una dottrina diametralmente opposta è quella del consequenzialismo. Essa determina la bontà delle azioni dal conseguimento di determinati scopi per i quali si possono trascurare le norme.
L’ultima dottrina da citare è quella probabilistica, cui facevano frequentemente appello i Gesuiti nel XVII secolo. Essa afferma che, nei casi in cui l'applicazione di una regola morale sia dubbia, per non peccare basterebbe attenersi ad una opinione probabile.

venerdì 29 maggio 2020

Step 20

Finalità nello Zibaldone di Leopardi: la finalità della poesia

Lo “Zibaldone di pensieri” è un diario personale che raccoglie appunti, riflessioni e aforismi scritti da Giacomo Leopardi tra il 1817 e il 1832. Tra i temi principali trattati in questa raccolta ci sono la questione del rapporto tra uomo e natura, la riflessione sul piacere e la teoria della poesia. Il tema della finalità si inserisce nell’ultimo concetto, la teoria della poesia, nella quale Leopardi cerca il fine di quest’arte.
Leopardi passa in rassegna tanti possibili scopi dell’arte. Inizialmente tratta del bello, ma si rende conto che non possa essere il vero obiettivo della poesia e che deve ricercare qualcosa di più profondo:

Successivamente considera l’utile, ma anche questo viene scartato in quanto non fondamentale, sebbene l’autore gli dia un ruolo importante nella poesia:

Dal tema dell’imitazione nasce un’altra considerazione, che lo avvicina alla risposta finale, il diletto:

Dopo tutti questi ragionamenti Leopardi riesce a trovare una soluzione che lo soddisfa appieno: la finalità della poesia è dare piacere intellettuale all'uomo e sollecitarne le facoltà immaginative.

mercoledì 27 maggio 2020

Step 19


Finalità nell’utopia

Prima di parlare della finalità specifica di un’utopia, è opportuno considerare in generale lo scopo per cui viene proposta questa tipologia di opera. Secondo Platone l'utopia ha una funzione positiva, essa si pone infatti come un modello, seppur irrealizzabile, che orienta l’azione concreta, dandole un fine e un senso progettuale complessivo. A questo si deve aggiungere un obiettivo politico: denunciare la società esistente, che viene ritenuta responsabile del degrado morale degli individui, e promuovere un nuovo modello di società che superi i vizi e la corruzione.

Mappa di Utopia

Un esempio di questo tipo di critica sociale è proprio il romanzo di Thomas More, Utopìa. L’autore critica duramente la società inglese dell’epoca e propone la sua idea di utopia (il non luogo). Il libro racconta il viaggio che Raffaele Itlodeo, viaggiatore-filosofo, compie in giro per l'isola immaginaria di Utopia, dove gli abitanti vivono senza la concezione di proprietà privata e autoproducono tutti i beni necessari. Generalmente ogni cittadino è in grado di dedicarsi all'agricoltura, ma, oltre a ciò, ciascuno ha la possibilità di ricercare un’altra finalità della sua vita, che può essere la lavorazione della lana e del lino, fare il muratore, il fabbro o il falegname oppure dedicarsi agli studi. Usualmente i figli imparano il mestiere del padre, ma se dovessero avere l’inclinazione per un altro scopo, possono essere accolti da un'altra famiglia in cui già si svolge tale mestiere. Praticamente ogni cittadino è libero di scegliere un proprio obiettivo nella vita, oltre a quello di produrre i beni indispensabili. Nel linguaggio moderno diremmo che ciascuno può scegliere il suo hobby!


martedì 26 maggio 2020

Step 18


Nella filosofia contemporanea: la finalità interna


Uno dei filosofi contemporanei che si occupa più della finalità è Hegel. Il termine che usa è “Zweckmäßigkeit”, “finalità interna”, contrapposta al concetto di “finalità finita”, ovvero il modo comune di concepire la finalità.
A questo proposito il concetto viene ben spiegato in uno scritto presente negli Annali della facoltà di Filosofia di Milano:

Inoltre, il tutto, secondo Hegel, avrebbe lo scopo interno di “produrre sé stesso come altro”, ovvero di ricondursi a sé dopo aver espresso come molteplicità e diversità delle parti. L'obiettivo, quindi, si conserva (avendo come effetto solo sé stesso) ed è ben distinto dalla finalità finita o esterna, che sono sempre in cambiamento.
Le considerazioni di Hegel, però, sono state asserite come commento a quelle di Kant. Quest’ultimo tratta della finalità interna o “riflettente” nella critica del giudizio, affermando che "conoscere" significa collegare un oggetto ad un altro, unendo un predicato a un soggetto. Nel giudizio riflettente, invece, conoscere significa collegare con sé stessi, attribuendo l’oggetto a noi stessi, ovvero ad una finalità o uno scopo che portiamo dentro di noi. Ciò significa che l'autore di quel collegamento ora è coinvolto nel giudizio stesso che egli dà.


Kant, però, si limita a un contesto ontologico, mentre Hegel opera una trasfigurazione dialettica in cui unisce ontologico e logico.

venerdì 22 maggio 2020

L’homo faber e il finalismo


Prometeo, Piero di Cosimo

Nel mondo dei filosofi c'è sempre stata una faida dialettica tra due fazioni, quella che supporta il determinismo e il finalismo (per cui tutto tende verso un fine ultimo e per cui ogni fenomeno nella sua connessione con gli altri avvenimenti cospira verso l'attuazione di determinati fini) contrapposta ai meccanicisti, per cui l'accadere, sia fisico che spirituale, è il prodotto di una mera causalità meccanica e non preordinato a una superiore finalità.

In altre parole, si può affermare che da un lato possa esistere una specie di fato che ordina il mondo, mentre dall’altra parte si dichiara che il mondo è governato dal caso. Ma in tutto questo, quale sarebbe il ruolo dell’uomo, è solo in balia delle forze superiori o può combattere contro il destino? Da queste considerazioni nasce l’idea dell’uomo faber, introdotta da Appio Claudio Cieco che la usò nelle sue Sententiae con la famosissima frase “homo faber fortunae suae”.

Nessuna di queste teorie ha mai preso definitivamente il sopravvento sull'altra, ma credere che l’uomo non stia seguendo solo un progetto o non sia in balia del caso può aiutare a sollevare il morale nei momenti bui e incerti, come questo della pandemia che stiamo vivendo.

domenica 17 maggio 2020

Step 17


Abbecedario della finalità
Aspirazione
Bersaglio
Causa
Desiderio
Finalismo
Goal
Nihilismo
Obiettivo
Proposito
Quelle (fonte Q
Scopo
X-men (“supereroi o pericolo per la razza umana?” Dipende dalle loro finalità)

venerdì 15 maggio 2020

Step 16

Testimonial della finalità


Aristotele, nel IV secolo a.C., elaborò la celebre dottrina delle cause.
Tali cause, che permetterebbero agli uomini di conoscere meglio il mondo, sono le seguenti quattro.
1) Materiale: indica ciò di cui una cosa è fatta (nel caso di una statua, per esempio, il bronzo).
2) Efficiente o motrice: indica ciò che mette in moto la cosa, ciò che fa avvenire il processo (nel caso di una statua, lo scultore).
3) Formale: indica la forma che acquisirà (forma di statua).
4) Finale: indica lo scopo per cui è fatta (nel caso della statua, per venerare la divinità).
Aristotele è quindi il testimonial per eccellenza della finalità, grazie alla quarta causa e alla sua concezione di finalismo. Il filosofo, infatti, afferma che tutto il mondo sia finalistico; il finalismo in natura è immanente e appare meno evidente, mentre nelle attività antropiche è manifesto. Quest’argomento è stato già approfondito nel mio blog in un post precedente 

giovedì 14 maggio 2020

Step 15


La finalità nei limiti dello sviluppo


Nei primi anni dopo la fondazione, avventuta nel 1968, l'associazione non governativa e no-profit "The Club of Rome" commissionò al Massachusetts Institute of Technology uno studio relativo alle conseguenze della continua crescita della nostra specie sull'ecosistema terrestre, basato su tecniche di simulazione computerizzate.  Tale studio portò alla pubblicazione nel 1972 del primo “Rapporto sui limiti dello sviluppo”, in cui si evidenziava che la crescita economica non avrebbe potuto continuare indefinitamente con le stesse modalità a causa della limitata disponibilità di risorse naturali.
Le finalità del Club di Roma furono diverse: principalmente ci fu quella di capire la problematica dello sviluppo sostenibile a livello mondiale. Da questo studio risulta chiaro che se gli attuali tassi di crescita della popolazione, dell'industrializzazione, dell'inquinamento e dello sfruttamento delle risorse continueranno inalterati, si raggiungeranno i limiti dello sviluppo su questo pianeta entro i prossimi cent’anni. In questo caso, molto probabilmente a quel punto si assisterebbe ad un declino improvviso ed incontrollabile della popolazione e della capacità industriale. Dopo aver realizzato ciò, gli scienziati iniziarono ad effettuare studi previsionali a medio e lungo termine con diversi scenari, al fine di analizzare gli effetti del rapido cambiamento tecnologico in corso. Quando si comprese che sarebbe stato possibile modificare i tassi di sviluppo e giungere ad una condizione di stabilità ecologica ed economica, sostenibile anche nel lontano futuro, il Club di Roma si impegnò a raggiungere altri obiettivi: diffondere i suoi studi nel mondo e cercare di contribuire alla risoluzione dei problemi. I membri del club, quindi, si prodigano per stimolare una discussione sulle possibili evoluzioni sociali e politiche nel futuro in funzione della sostenibilità ambientale delle diverse soluzioni.
Si può affermare che la finalità principale del Rapporto sui limiti dello sviluppo sia stata la ricerca di uno stato di equilibrio globale, progettato in modo che le necessità di ciascuna persona sulla Terra siano soddisfatte e ognuno abbia uguali opportunità di realizzare il proprio potenziale umano.

sabato 9 maggio 2020

La fine e il fine


Spesso accade che il linguaggio comune prenda il sopravvento sulla grammatica corretta e ne possiamo vedere una dimostrazione lampante anche con un termine legato all'oggetto del mio blog.
Negli ultimi decenni, la settimana lavorativa si è concentrata in 5 giorni, quasi tutti i lavoratori non turnisti svolgono la propria attività dal lunedì al venerdì, pertanto gli altri due giorni sono usualmente riservati agli hobbies, ai viaggi, allo shopping e al riposo. Si parla spesso quindi del “fine settimana”.
In questa locuzione, la parola "fine" è usata nel senso di fine temporale, ovvero “la fine”. Però, nel linguaggio comune, parlato e scritto, si usa prevalentemente dire “il fine settimana”, come se ci fosse uno scopo nella settimana. Quest’abitudine ha portato perfino l’Accademia della Crusca ad ammettere che il termine sia ambigenere. Ci sono stati diversi conduttori di programmi televisivi e radiofonici (mi ricordo ad esempio Enrica Bonaccorti) che hanno prestato attenzione a questo dettaglio, nell'ottica di mantenere un linguaggio forbito, e avevano l'abitudine di salutare gli ascoltatori il venerdì pomeriggio, augurando una "buona fine settimana". Il mio consiglio, per evitare di sembrare saccenti, è di utilizzare il termine anglosassone week-end. A proposito, buon week-end a tutti!

venerdì 8 maggio 2020

Step 14

La finalità nella cronaca


Soprattutto nell'ambito della cronaca nera, il termine finalità assume aspetti di rilevanza fondamentale. Ad esempio, ogni giorno le forze dell'ordine arrestano persone ritenute responsabili di crimini e in diversi casi si precisa che sono stati commessi reati con finalità mafiose. Tale precisazione costituisce un'importante aggravante del reato, punibile con pene più severe secondo il codice penale, art. 416-bis.
Le finalità dell'azione criminale hanno un ruolo essenziale nel nostro ordinamento giuridico. Le forze di Polizia, oltre ad inviduare i responsabili di un reato, devono indagare a fondo per segnalare alla magistratura anche il movente, ovvero i precisi scopi del misfatto. In ambito giudiziario, si opera una distinzione tra i casi di dolo, colpa e preterintenzione.
Il dolo sussiste quando l’autore del crimine agisce con volontà ed è cosciente delle conseguenze della sua azione od omissione, praticamente un reato compiuto con una finalità ben precisa.
La colpa, invece, sussiste quando l’autore del reato, pur agendo con volontà, non ha preso coscienza delle conseguenze della sua azione. L’evento, quindi, si verifica a causa della negligenza o imprudenza dell’agente stesso causata dalla sua inosservanza di regolamenti o ordini. Quindi il reato è stato compiuto senza uno scopo.
La preterintenzione, infine, è dolo misto a colpa. In questo caso l’autore del reato agisce con volontà, tuttavia egli è cosciente di commettere un reato diverso rispetto a quello che produce. Dunque, le finalità criminali sono presenti, ma le azioni dell’agente non portano a svolgere esattamente quelle, ma comportano il compiere altri misfatti.
Pertanto, si può affermare che esistano delle reali finalità criminali sono nel caso di dolo e preterintenzione. Questo tema si lega al concetto di “movente”, di cui si parlerà in un post ad hoc.




giovedì 7 maggio 2020

Step 13


Finalità nell'ingegneria
L'ingegneria è una disciplina che ha come finalità l'applicazione di conoscenze proprie delle scienze matematiche, fisiche e naturali per produrre sistemi in grado di soddisfare esigenze tecniche e materiali della società.
In base agli obiettivi più specifici che si vogliono raggiungere, si possono distinguere le varie branche. Tra queste spicca l’ingegneria naturalistica, il ramo con uno degli scopi più “nobili”, che studia le modalità di utilizzo del materiale vegetale vivo come materiale da costruzione (ovviamente in abbinamento con altri materiali inerti, ma non cementizi). Questa branca nasce dall'esigenza di analizzare e gestire nello specifico i grandi rischi connessi alla salvaguardia dell'ambiente e il monitoraggio delle risorse naturali. Dopotutto, tramite il movimento “Fridays for future” fondato dalla giovane Greta Thunberg, in questi ultimi anni anche l’opinione pubblica ha finalmente capito l’importanza di un rapporto uomo-ambiente sostenibile, che porti benefici ad entrambe le parti.

Questo tema, in realtà, è stato affrontato negli ultimi decenni con risultati solo parzialmente positivi e si connette alla teoria dei limiti dello sviluppo; il nostro uso indiscriminato delle risorse non rinnovabili ha avuto un effetto devastante sul pianeta, al punto che, secondo le ultime stime, avremmo solo 8 anni per salvare la nostra specie.

giovedì 30 aprile 2020

Step 12

La finalità nel pensiero medievale e moderno

Quando il concetto di finalità viene ampliato oltre l'agire umano si utilizzano i termini finalismo o teleologia, la cui dottrina filosofica, basata appunto sui principi di finalità e causalità, concepisce l'esistenza di uno scopo o una causa sia nelle azioni razionali dell'uomo, sia in tutto il resto che accade nell'universo.
Prima di individuare la presenza del finalismo nel medioevo e nell’età moderna, è opportuno premettere che uno dei primi filosofi a sviluppare la teoria del finalismo fu Aristotele, in opposizione alla dottrina di Empedocle secondo cui l'evoluzione degli esseri era determinata dal caso. Non è il caso, secondo Aristotele, a spiegare la natura, ma il finalismo, che vale anche per il mondo inorganico dove ogni cosa si dirige spontaneamente verso il suo "luogo naturale".
In epoca medievale ci fu un grande sforzo per il recupero delle opere di Aristotele, attraverso la traduzione in latino della maggior parte dei suoi scritti in greco o in arabo. Tale attività durò all'incirca un secolo, dalla metà del XII fino alla metà del XIII secolo. Le dottrine del filosofo trovarono punti in comune e punti di disaccordo con i dogmi della Chiesa, che in quell'epoca aveva il monopolio della cultura. Per il Cristianesimo il concetto di finalismo si identifica con quello di Provvidenza. Tutta la natura, come nella concezione aristotelica, nei suoi componenti, inorganici e organici, è intrisa di finalismo nei suoi vari gradi ordinati gerarchicamente; in questo modo il resto del mondo mira a servire l'uomo, che padroneggia la totalità della natura e la utilizza per realizzare i suoi fini. D’altra parte, Aristotele ritiene che la finalità sia estrinseca alla natura stessa, il cristianesimo invece la fa dipendere dalla provvidenza divina: ogni cosa tende al proprio scopo nell’ordine voluto da Dio e l’uomo è il fine del creato.
Nel XIII secolo, Tommaso d'Aquino, nella sua Summa Theologica, riuscì a riconciliare i punti di vista discordanti tra aristotelismo e cristianesimo. Dopo essersi posto il problema se Dio esista, Tommaso passa ad indicare le sue famose “vie” per provare l’esistenza di Dio. I cinque percorsi sono così denominati: dal mutamento, dalla causalità efficiente, dalla contingenza, dai gradi di perfezione e dal finalismo.
Nel nostro caso, la via più interessante è l’ultima, che  si presenta in questo modo:

“La quinta via è desunta dal governo delle cose. Vediamo infatti che alcune cose prive di conoscenza, come i corpi naturali, agiscono per un fine, come appare dal fatto che agiscono sempre o quasi sempre allo stesso modo per conseguire la perfezione: per cui è evidente che raggiungono il loro fine non a caso, ma in seguito a una predisposizione. Ora, ciò che è privo di intelligenza non tende al fine se non perché è diretto da un essere conoscitivo e intelligente, come la freccia dall‘arciere. Vi è dunque un qualche essere intelligente dal quale tutte le realtà naturali sono ordinate al fine: e questo essere lo chiamiamo Dio.”



Se paragoniamo i concetti del medioevo a quelli di un'epoca più moderna, troviamo che Immanuel Kant, nella Critica del Giudizio, scrisse:


“Dire che si vede una finalità oggettiva significa dire che si vede questo organismo come se venisse da un piano intelligente diverso da quello dell’uomo. Comunque la distinzione tra giudizi estetici e giudizi teleologici è che i giudizi estetici riguardano una finalità soggettiva, un piacere soggettivo che però proviamo tutti, e i giudizi teleologici riguardano una finalità oggettiva che può non essere bella ma rivela  una sua armonia, una sua finalità interna, una sua organicità.”




Questo tipo di finalismo è stato definito come "esterno" perché ogni cosa spiegherebbe la sua stessa esistenza con la finalità che le è stata assegnata verso uno scopo a lei esterno; finalismo "interno" viene invece definito il finalismo biologico che si basa sul principio che le parti che compongono l'organismo hanno il fine immanente della propria conservazione.
Per contro, diverse menti eccelse hanno espresso un orientamento di critica del finalismo, che si è concretizzata nella storia della filosofia nelle correnti del determinismo e del meccanicismo.
In “Principia philosophiae” Cartesio riprese le parole del poeta e filosofo latino Lucrezio: Ex nihilo nihil fit, dal nulla viene nulla", secondo lui e Galileo la pretesa del finalismo di spiegare la realtà era illusoria. Francesco Bacone reputava il finalismo come un ostacolo per la ricerca sperimentale e nel Novum Organon scrisse: “la natura non ha fini, solo l'uomo ne ha”. Infine, il filosofo olandese Spinoza, nell’Ethica more geometrico demonstrata, affermava che il finalismo, ossia l’idea che ogni cosa sia fatta per l’uomo, è un grave pregiudizio nato dall’ignoranza e dalla naturale ricerca di vane rassicurazioni. Egli riteneva che un’assoluta necessità dominasse nel mondo e in Dio stesso.

domenica 26 aprile 2020

Step 11

La finalità del lockdown

In un periodo in cui decadono abitudini consolidate e si è separati dagli affetti, ci si può chiedere se il lockdown abbia una finalità di contenimento della pandemia di coronavirus, anche perché ci appare che la curva dei contagiati abbia raggiunto il picco con un’inspiegabile lentezza, malgrado le settimane di isolamento. Tutto questo comporta stress per il lavoro, la preoccupazione per gli effetti economici, calo del tono dell’umore, maggiori livelli di ansia e paura, irritabilità, insonnia, confusione mentale, disturbi cognitivi e noia.
L'obiettivo di questa moderna quarantena, che chiamiamo così ricordando la durata tipica dell'isolamento cui venivano sottoposte le navi provenienti da zone colpite dalla peste nel XIV secolo, è ridurre i contatti tra le persone, per diminuire il tasso di contagio e proteggere meglio i soggetti a maggior rischio. Nel caso dell'Italia, prima nazione dell'Europa a trovarsi di fronte all'emergenza Covid-19, sono state adottate misure di isolamento sociale (morbide rispetto a quelle hard impiegate in Cina, quest'ultime efficacissime ma difficilmente applicabili in paesi con concetti di democrazia molto radicati) per far fronte immediatamente alla necessità di cure dei malati, secondo il noto modello riportato in figura. La finalità era di abbassare il punto di massimo del numero di contagiati al di sotto della capacità di gestione da parte del Servizio Sanitario Nazionale, con la conseguenza di provocare un ritardo sia del picco dell'epidemia, sia della durata nel tempo di un numero significativo di contagiati.


Il modello italiano è stato successivamente adottato nella maggior parte dei paesi europei colpiti dal corona virus.
A questa strategia si contrappone l'idea di non prendere alcuna misura di isolamento per favorire il raggiungimento dell’immunità di gregge, inizialmente supportata da molte grandi nazioni, come l’Inghilterra, la Svezia, il Brasile e gli Stati Uniti.
Un importante biologo statunitense, Carl T. Bergstrom ha spiegato perché il concetto di immunità di gregge sia in realtà molto sopravvalutato e sarebbe ben poco efficace nel fermare la corsa del Sars-Cov-2. Secondo la teoria, quando l'infezione raggiunge il 60% di una comunità, la diffusione del virus si fermerebbe, perché la maggior parte degli individui che hanno l'infezione in corso dovrebbe avere intorno a sé persone immuni in quanto hanno già contratto il virus. Tuttavia, arrivati al 60% della popolazione, i contagi non si fermerebbero bruscamente, bensì rallenterebbero e comincerebbero a scendere, ma la discesa di una curva epidemica, come sappiamo, può durare molte settimane. In questo periodo di avanzamento per inerzia migliaia e migliaia di persone continuerebbero ad ammalarsi, quando davvero i contagi si azzerano o quasi, ormai il virus ha raggiunto il 90% della popolazione. Un livello di diffusione che in un paese come l'Italia, considerato il tasso di letalità del Sars-Cov-2, vorrebbe dire forse qualche milione di morti! Tutto questo, peraltro, è valido solo se si presuppone che i malati guariti non possano reinfettarsi.

Il lockdown, nei paesi che possono permettersi un calo economico, sembra pertanto la via più sicura per combattere la pandemia, sebbene sia quella più lenta. Sembra quasi surreale che una nazione civile possa dimenticarsi dei soggetti a rischio e “abbandonarli al loro destino per il bene comune” in una concezione fin troppo utilitaristica, o che alcuni leader abbiano supportato idee assolutamente inutili e possibilmente letali per combattere il virus.

venerdì 24 aprile 2020

La finalità dell’arte

Gli uomini hanno sentito il bisogno di esprimersi tramite le arti figurative già dal paleolitico, ma nel corso degli anni questa abilità creativa è stata utilizzata con finalità diverse. Nella preistoria si riproducevano animali selvaggi e scene di caccia, con scopi propiziatori. Successivamente, con la cultura egizia, che aveva principalmente intenti celebrativi e di propaganda del potere centrale assoluto, si iniziò anche ad illustrare elementi della tranquilla vita quotidiana.

Rimanendo nel bacino del Mediterraneo, si deve considerare l’arte ellenica, che aveva come traguardo impareggiabile la ricerca della perfezione formale.  I Romani, sebbene apprezzassero l’arte greca, usavano le capacità creative per fini più pratici, si potrebbe dire più ingegneristici.

Una categoria che ingloba anche le altre è quella dell’arte sacra, presente in tutte le culture. Le finalità di queste rappresentazioni sono diverse: contemplativa, perché l’arte conduce alla contemplazione e si crea un dialogo di preghiera; di catechesi, perché l’arte è un ottimo mezzo per insegnare la religione, grazie all'arte sacra l’uomo apprende più velocemente i concetti; decorativa, sono utilizzati materiali preziosi per manifestare, attraverso la ricchezza, la presenza divina.

Nel XII secolo si svilupparono due correnti diverse: l’arte romanica e quella gotica. In entrambi i casi si voleva esprimere la potenza di coloro che avevano ordinato la costruzione degli edifici in questi stili. Ciò che cambiava era il mezzo: nella prima venivano favoriti gli edifici massicci, mentre l’altra alleggeriva le forme e favoriva l’uso di ampie finestre.

L’arte rinascimentale nacque per riportare delle regole nel mondo dell’arte. Si formularono le prime teorie prospettiche e si prestò più attenzione all’anatomia umana e alla rappresentazione delle emozioni. Nei secoli successivi si susseguirono due correnti con finalità diametralmente opposte, l’arte barocca e quella rococò, che dovevano essere una dimostrazione dello sfarzo e dell’opulenza, mentre nella corrente neoclassica si ripudiarono queste manifestazioni e si tornò ad ammirare l’arte ellenica.

Ciò che rivoluzionò completamente il mondo dell’arte fu l’invenzione della macchina fotografica. Ormai l’arte non poteva più avere come scopo la mera riproduzione, quindi iniziò a diffondersi un’apertura alla sperimentazione e un rifiuto per il passato. Dagli impressionisti si iniziò a parlare di arte moderna. Gli artisti moderni sperimentarono nuove forme visive e avanzarono concezioni originali della natura, dei materiali e della funzione della rappresentazione, alternando periodi più "realisti" (sia per le tecniche adottate che per i soggetti scelti) a periodi più "simbolisti" o "espressionisti", finché si iniziò a dubitare dell’utilità di un soggetto.

In questo modo si giunse all’arte contemporanea, molto difficile da definire. Si parla di arte concettuale, performance art, pop art, graffiti, che spesso possono stupirci per la loro innovatività. Un altro elemento interessante è la ricerca della finalità all’interno dell’arte contemporanea. Guardando un quadro di Pollock, si può davvero dire che quell’opera abbia uno scopo? Allo stesso modo, si può dire che non ce l’abbia?

sabato 18 aprile 2020

Step 10

La finalità nel cinema

"Le macchine hanno un loro scopo, fanno quello che devono fare. Per questo quando vedo un meccanismo rotto sono triste, non può fare più quello che deve. Forse vale anche per le persone, se perdi il tuo scopo è come se fossi rotto"

La scena è tratta dal film Hugo Cabret , diretto da Martin Scorsese nel 2011 e a sua volta ispirato dal romanzo “La straordinaria invenzione di Hugo Cabret” di Brian Selznick

giovedì 16 aprile 2020

Step 9


La finalità nell'arte


Man Ray, Regalo – Ferro da stiro con chiodi (Cadeau), 1921, ferro da stiro metallico con chiodi saldati sulla piastra, cm 17 x 10 x 10,5. Parigi, Musée National d’Art Modern, Centre Pompidou.
Cadeau è un ready made di Man Ray riprodotto in 5.000 esemplari. L’opera originale venne rubata durante la prima esposizione a Parigi nel 1921.
Quest’opera d'arte si lega al concetto di finalità per contrapposizione. Un oggetto il cui scopo è essere regalato diventa aggressivo, al contrario del comune modo di intendere un dono che dovrebbe portare a una sorpresa piacevole o utile. Allo stesso modo si può parlare del ferro da stiro di per sé, la cui finalità è rendere più gradevoli i vestiti, ma viene trasformato perché possa solo ferire e distruggere. Quest’ideazione, quindi, ha privato in tutti i sensi un ferro da stiro e un regalo del proprio scopo, come spesso accade nelle opere in stile Dada.

lunedì 13 aprile 2020

Step 8

La finalità nei dialoghi di Platone


“SOCRATE: Allo scopo di difendere la propria ingiustizia o quella dei genitori, degli amici, dei figli o della patria, quando sia rea di ingiustizia, la retorica, allora, non ci è per niente utile, o Polo; a meno non la si intenda utile per scopo opposto, e non ci sì renda conto che bisogna accusare prima di tutto se stessi, e poi anche i familiari e, fra gli altri che ci sono cari, chiunque commetta ingiustizia, che non bisogna nascondere, ma portare allo scoperto il torto commesso, per scontarne la pena e risanarsi, e che si deve costringere se stessi e gli altri a non temere e a mettersi nelle mani della giustizia, ad occhi chiusi e coraggiosamente, come ci si affiderebbe al medico perché tagli e cauterizzi, perseguendo il bene e il bello, senza metterne in conto l'aspetto doloroso; e qualora le ingiustizie commesse meritino percosse bisogna offrirsi alle percosse, qualora meritino la prigione offrirsi a essere imprigionato, qualora meritino una multa offrirsi a pagare la multa, qualora meritino l'esilio offrirsi all'esilio, e qualora meritino la pena di morte offrirsi a morire, essendo se stessi i primi accusatori di sé e dei familiari: questo è lo scopo per il quale bisogna servirsi della retorica, affinché, portate allo scoperto le ingiustizie, ci si possa liberare dal male più grande, vale a dire l'ingiustizia. Dobbiamo dire così, o Polo, o no?”

Questo brano è tratto dall’opera di Platone “Gorgia”, uno scritto appartenente al gruppo dei dialoghi giovanili e risalente al 386 a.C. circa. Gli antichi avevano attribuito a quest'opera il sottotitolo  “Sulla retorica” perché il dibattito nella prima parte del dialogo verte proprio sulla natura di questa disciplina.
L’estratto proposto appartiene al cosiddetto “secondo atto”, durante il quale Socrate e Polo (allievo di Gorgia, che si è ritirato dal dibattito dopo essere stato sconfitto), stanno discutendo riguardo la finalità della retorica. Polo afferma che non sia una technè, ma un'empeiría. Socrate, invece, compara la retorica alla sofistica, insultando di fatto l’avversario. L’atto si conclude con la comparazione del retore a un tiranno, che può fare ciò che meglio gli pare, ma non ciò che vuole, creando un paradosso.

venerdì 10 aprile 2020

Step 7


La finalità nella poesia



“Paradise Lost” è un poema epico del XVII secolo scritto da John Milton, pubblicato per la prima volta in dieci tomi nel 1667 e pochi anni dopo nella sua versione definitiva di dodici volumi.
Il seguente brano è tratto dal primo libro.



In questa parte iniziale l’autore propone in breve il soggetto complessivo della sua opera, cioè la disubbidienza dell’uomo e la perdita del Paradiso, tutto causato dalla ribellione del diavolo che è riuscito a reclutare in rivolta molte legioni di angeli.
Il passaggio in questione ci mostra le finalità di Lucifero, un angelo orgoglioso che non si considera uguale agli altri e si ribella a Dio a causa dell'invidia nei confronti di Gesù. Satana cerca di spodestare Dio con la guerra e, quando viene sconfitto e bandito all’Inferno, cambia il suo scopo e sceglie di insidiare gli uomini, creature per cui prova un profondo risentimento.

mercoledì 8 aprile 2020

La finalità dei miti e delle favole


Mito della caverna

Platone considerava il mito come prodotto inferiore dell’attività intellettuale, mera apparenza della realtà e non realtà stessa. Tuttavia, ne riconosceva la finalità di costruire un ponte che conduce al raggiungimento di alcune verità, alle quali la ragione da sola non riesce a pervenire. Al di là dell’interpretazione filosofica, i miti nacquero presumibilmente dall’esigenza di fornire una risposta universale alle domande umane sui misteri del cosmo e della vita. Il mito, assieme alla favola, è stato interpretato come la creazione di un'umanità primitiva e dotata, come un fanciullo, di un’immaginazione fervida. Gli obiettivi per cui ancora si ricordano sono da una parte la ricerca delle nostre radici, dall’altra l’ambizione di trovare un nucleo di verità storica nelle antiche leggende, che ha dato spesso esiti fortunati, basti pensare che sulla base degli indizi geografici forniti dall’Iliade si è riuscita a localizzare Troia.
Il racconto mitico è nato per la formazione dei giovani in molti popoli, che su di esso hanno rappresentato la propria visione della vita e la sintesi della propria cultura. Sulla base della tematica che affronta si distingue in:
  • naturalistico, serve a comprendere un mondo misterioso e incontrollabile, perciò gli eventi naturali sono considerati come effetti e conseguenze di azioni divine;
  • cosmogonico, pertinente all'interpretazione dell'origine e formazione dell'universo;
  • teogonico, riguarda la generazione o la genealogia degli dei;
  • eziologico, spiega le origini di una città, di un rito o di un culto particolari;
  • storico, è una rielaborazione leggendaria e metaforica di eventi avvenuti in epoca prestorica e il cui ricordo si è tramandato oralmente
Odisseo che acceca Polifemo
Per le finalità formative, Il mito forniva lo spunto per gli insegnamenti fondamentali: Achille rappresentava il senso dei valori morali (ira, gloria, senso del dovere, coraggio nella lotta e perché sia importante godere del favore divino), Ettore la necessità di proteggere i propri cari e il suo popolo, Odisseo insegnava il valore della conoscenza. Questi eroi mitologici erano la base dell'insegnamento elementare: i piccoli greci si avvicinavano alla lettura attraverso i poemi di Omero.
È ovvio il collegamento tra il mito e la fiaba. Anche quest’ultima, ha una finalità formativa ed educativa, non è un genere letterario di semplice di intrattenimento, ma può contribuire alla crescita psicologica del bambino, stimolandone la curiosità e la fantasia. Il ragazzo trova nella fiaba un significato alla sua vita, ponendolo di fronte a problemi concreti. Le fiabe mostrano ai piccoli la realtà nella sua semplicità ma anche nella sua crudezza; hanno la funzione di suggerire comportamenti ed esempi di casi della vita e trasferiscono ai fanciulli sia una serie di modelli da tenere come riferimento in varie occasioni, sia i concetti di bene e di male in rapporto agli episodi raccontati.
Per esempio: Scrooge insegna ad aver cura dell’altro, Belle l’importanza dell’istruzione e Robin Hood a prendersi cura dei più deboli.
"Non è giusto che una donna legga. Le vengono in testa strane idee, e comincia a pensare”

La fiaba e il mito sono un genere letterario universale, caratterizzati da una struttura narrativa costante, che trasmette stabilità e sicurezza. Sono universali anche nel modo inteso da Jung, che ci insegna che esistono modelli archetipi (“arché”, primordiale e “typos”, modello) che incarnano gli elementi più essenziali dell’esperienza umana. I miti, quindi, rappresentano un repertorio dei vari comportamenti umani, analoghi in tutte le culture che sono condivisi da popoli lontani fisicamente e culturalmente.

La stessa finalità di fiabe e miti è condivisa tramite altri strumenti. Basti pensare alle ballate medievali o alle filastrocche che, tramite la musica, sono di gran insegnamento per i bambini.