venerdì 5 giugno 2020

Finalità come movente

La regola d’oro per incriminare il colpevole di un omicidio è avere un indiziato, l’arma del delitto e un movente. Quest’ultimo è un impulso che spinge ad agire, praticamente la finalità di un criminale.


I motivi per compiere un così grave reato sono molteplici, alcuni di questi possono essere gelosia, rabbia, sete di denaro o vendetta. Ma i migliori, a mio parere, sono quelli inventati da una delle più grandi scrittrici di romanzi gialli, Agatha Christie. Sono una sua grande fan e, sebbene abbia letto molti suoi libri, rimango sempre sorpresa alla fine di ogni caso. Uno dei moventi più particolari si trova nel romanzo "Crooked House" (in italiano “È un problema”), in cui si scopre che l’assassina, Josephine, una ragazzina bruttina, strana, ma molto intelligente, ha ucciso il nonno perché, ritenendola sgraziata nei movimenti, le aveva impedito di coltivare la sua passione, la danza. Ovviamente ci sono molti altri romanzi che suscitano stupore per le trame e i moventi complicati. Nel “Nome della Rosa” l’ex bibliotecario agisce perché ritiene che il mondo sia ormai decaduto e vicinissimo al momento del giudizio finale, pertanto si sente investito della missione divina di conservare il più a lungo possibile le verità di fede così come sono state elaborate fino a quel momento dalla Scrittura e dai Padri della Chiesa. 

In effetti, la finalità non è sempre in accordo con la logica comune, una pazzia o un forte turbamento emotivo possono far desiderare il raggiungimento di uno scopo non razionale.

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