mercoledì 8 aprile 2020

La finalità dei miti e delle favole


Mito della caverna

Platone considerava il mito come prodotto inferiore dell’attività intellettuale, mera apparenza della realtà e non realtà stessa. Tuttavia, ne riconosceva la finalità di costruire un ponte che conduce al raggiungimento di alcune verità, alle quali la ragione da sola non riesce a pervenire. Al di là dell’interpretazione filosofica, i miti nacquero presumibilmente dall’esigenza di fornire una risposta universale alle domande umane sui misteri del cosmo e della vita. Il mito, assieme alla favola, è stato interpretato come la creazione di un'umanità primitiva e dotata, come un fanciullo, di un’immaginazione fervida. Gli obiettivi per cui ancora si ricordano sono da una parte la ricerca delle nostre radici, dall’altra l’ambizione di trovare un nucleo di verità storica nelle antiche leggende, che ha dato spesso esiti fortunati, basti pensare che sulla base degli indizi geografici forniti dall’Iliade si è riuscita a localizzare Troia.
Il racconto mitico è nato per la formazione dei giovani in molti popoli, che su di esso hanno rappresentato la propria visione della vita e la sintesi della propria cultura. Sulla base della tematica che affronta si distingue in:
  • naturalistico, serve a comprendere un mondo misterioso e incontrollabile, perciò gli eventi naturali sono considerati come effetti e conseguenze di azioni divine;
  • cosmogonico, pertinente all'interpretazione dell'origine e formazione dell'universo;
  • teogonico, riguarda la generazione o la genealogia degli dei;
  • eziologico, spiega le origini di una città, di un rito o di un culto particolari;
  • storico, è una rielaborazione leggendaria e metaforica di eventi avvenuti in epoca prestorica e il cui ricordo si è tramandato oralmente
Odisseo che acceca Polifemo
Per le finalità formative, Il mito forniva lo spunto per gli insegnamenti fondamentali: Achille rappresentava il senso dei valori morali (ira, gloria, senso del dovere, coraggio nella lotta e perché sia importante godere del favore divino), Ettore la necessità di proteggere i propri cari e il suo popolo, Odisseo insegnava il valore della conoscenza. Questi eroi mitologici erano la base dell'insegnamento elementare: i piccoli greci si avvicinavano alla lettura attraverso i poemi di Omero.
È ovvio il collegamento tra il mito e la fiaba. Anche quest’ultima, ha una finalità formativa ed educativa, non è un genere letterario di semplice di intrattenimento, ma può contribuire alla crescita psicologica del bambino, stimolandone la curiosità e la fantasia. Il ragazzo trova nella fiaba un significato alla sua vita, ponendolo di fronte a problemi concreti. Le fiabe mostrano ai piccoli la realtà nella sua semplicità ma anche nella sua crudezza; hanno la funzione di suggerire comportamenti ed esempi di casi della vita e trasferiscono ai fanciulli sia una serie di modelli da tenere come riferimento in varie occasioni, sia i concetti di bene e di male in rapporto agli episodi raccontati.
Per esempio: Scrooge insegna ad aver cura dell’altro, Belle l’importanza dell’istruzione e Robin Hood a prendersi cura dei più deboli.
"Non è giusto che una donna legga. Le vengono in testa strane idee, e comincia a pensare”

La fiaba e il mito sono un genere letterario universale, caratterizzati da una struttura narrativa costante, che trasmette stabilità e sicurezza. Sono universali anche nel modo inteso da Jung, che ci insegna che esistono modelli archetipi (“arché”, primordiale e “typos”, modello) che incarnano gli elementi più essenziali dell’esperienza umana. I miti, quindi, rappresentano un repertorio dei vari comportamenti umani, analoghi in tutte le culture che sono condivisi da popoli lontani fisicamente e culturalmente.

La stessa finalità di fiabe e miti è condivisa tramite altri strumenti. Basti pensare alle ballate medievali o alle filastrocche che, tramite la musica, sono di gran insegnamento per i bambini.

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