La finalità del lockdown
In un periodo in cui decadono
abitudini consolidate e si è separati dagli affetti, ci si può chiedere se il
lockdown abbia una finalità di contenimento della pandemia di coronavirus,
anche perché ci appare che la curva dei contagiati abbia raggiunto il picco con
un’inspiegabile lentezza, malgrado le settimane di isolamento. Tutto questo
comporta stress per il lavoro, la preoccupazione per gli effetti economici,
calo del tono dell’umore, maggiori livelli di ansia e paura, irritabilità,
insonnia, confusione mentale, disturbi cognitivi e noia.
L'obiettivo di questa moderna quarantena,
che chiamiamo così ricordando la durata tipica dell'isolamento cui venivano
sottoposte le navi provenienti da zone colpite dalla peste nel XIV secolo, è
ridurre i contatti tra le persone, per diminuire il tasso di contagio e proteggere
meglio i soggetti a maggior rischio. Nel caso dell'Italia, prima nazione dell'Europa
a trovarsi di fronte all'emergenza Covid-19, sono state adottate misure di
isolamento sociale (morbide rispetto a quelle hard impiegate in Cina, quest'ultime
efficacissime ma difficilmente applicabili in paesi con concetti di democrazia
molto radicati) per far fronte immediatamente alla necessità di cure dei
malati, secondo il noto modello riportato in figura. La finalità era di
abbassare il punto di massimo del numero di contagiati al di sotto della
capacità di gestione da parte del Servizio Sanitario Nazionale, con la
conseguenza di provocare un ritardo sia del picco dell'epidemia, sia della
durata nel tempo di un numero significativo di contagiati.
Il modello italiano è stato
successivamente adottato nella maggior parte dei paesi europei colpiti dal
corona virus.
A questa strategia si contrappone
l'idea di non prendere alcuna misura di isolamento per favorire il
raggiungimento dell’immunità di gregge, inizialmente supportata da molte grandi
nazioni, come l’Inghilterra, la Svezia, il Brasile e gli Stati Uniti.
Un importante biologo
statunitense, Carl T. Bergstrom ha spiegato perché il concetto di immunità di
gregge sia in realtà molto sopravvalutato e sarebbe ben poco efficace nel
fermare la corsa del Sars-Cov-2. Secondo la teoria, quando l'infezione
raggiunge il 60% di una comunità, la diffusione del virus si fermerebbe, perché
la maggior parte degli individui che hanno l'infezione in corso dovrebbe avere intorno
a sé persone immuni in quanto hanno già contratto il virus. Tuttavia, arrivati
al 60% della popolazione, i contagi non si fermerebbero bruscamente, bensì
rallenterebbero e comincerebbero a scendere, ma la discesa di una curva
epidemica, come sappiamo, può durare molte settimane. In questo periodo di
avanzamento per inerzia migliaia e migliaia di persone continuerebbero ad
ammalarsi, quando davvero i contagi si azzerano o quasi, ormai il virus ha
raggiunto il 90% della popolazione. Un livello di diffusione che in un paese
come l'Italia, considerato il tasso di letalità del Sars-Cov-2, vorrebbe dire
forse qualche milione di morti! Tutto questo, peraltro, è valido solo se si
presuppone che i malati guariti non possano reinfettarsi.
Il lockdown, nei paesi che
possono permettersi un calo economico, sembra pertanto la via più sicura per
combattere la pandemia, sebbene sia quella più lenta. Sembra quasi surreale che
una nazione civile possa dimenticarsi dei soggetti a rischio e “abbandonarli al
loro destino per il bene comune” in una concezione fin troppo utilitaristica, o
che alcuni leader abbiano supportato idee assolutamente inutili e possibilmente
letali per combattere il virus.
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