domenica 26 aprile 2020

Step 11

La finalità del lockdown

In un periodo in cui decadono abitudini consolidate e si è separati dagli affetti, ci si può chiedere se il lockdown abbia una finalità di contenimento della pandemia di coronavirus, anche perché ci appare che la curva dei contagiati abbia raggiunto il picco con un’inspiegabile lentezza, malgrado le settimane di isolamento. Tutto questo comporta stress per il lavoro, la preoccupazione per gli effetti economici, calo del tono dell’umore, maggiori livelli di ansia e paura, irritabilità, insonnia, confusione mentale, disturbi cognitivi e noia.
L'obiettivo di questa moderna quarantena, che chiamiamo così ricordando la durata tipica dell'isolamento cui venivano sottoposte le navi provenienti da zone colpite dalla peste nel XIV secolo, è ridurre i contatti tra le persone, per diminuire il tasso di contagio e proteggere meglio i soggetti a maggior rischio. Nel caso dell'Italia, prima nazione dell'Europa a trovarsi di fronte all'emergenza Covid-19, sono state adottate misure di isolamento sociale (morbide rispetto a quelle hard impiegate in Cina, quest'ultime efficacissime ma difficilmente applicabili in paesi con concetti di democrazia molto radicati) per far fronte immediatamente alla necessità di cure dei malati, secondo il noto modello riportato in figura. La finalità era di abbassare il punto di massimo del numero di contagiati al di sotto della capacità di gestione da parte del Servizio Sanitario Nazionale, con la conseguenza di provocare un ritardo sia del picco dell'epidemia, sia della durata nel tempo di un numero significativo di contagiati.


Il modello italiano è stato successivamente adottato nella maggior parte dei paesi europei colpiti dal corona virus.
A questa strategia si contrappone l'idea di non prendere alcuna misura di isolamento per favorire il raggiungimento dell’immunità di gregge, inizialmente supportata da molte grandi nazioni, come l’Inghilterra, la Svezia, il Brasile e gli Stati Uniti.
Un importante biologo statunitense, Carl T. Bergstrom ha spiegato perché il concetto di immunità di gregge sia in realtà molto sopravvalutato e sarebbe ben poco efficace nel fermare la corsa del Sars-Cov-2. Secondo la teoria, quando l'infezione raggiunge il 60% di una comunità, la diffusione del virus si fermerebbe, perché la maggior parte degli individui che hanno l'infezione in corso dovrebbe avere intorno a sé persone immuni in quanto hanno già contratto il virus. Tuttavia, arrivati al 60% della popolazione, i contagi non si fermerebbero bruscamente, bensì rallenterebbero e comincerebbero a scendere, ma la discesa di una curva epidemica, come sappiamo, può durare molte settimane. In questo periodo di avanzamento per inerzia migliaia e migliaia di persone continuerebbero ad ammalarsi, quando davvero i contagi si azzerano o quasi, ormai il virus ha raggiunto il 90% della popolazione. Un livello di diffusione che in un paese come l'Italia, considerato il tasso di letalità del Sars-Cov-2, vorrebbe dire forse qualche milione di morti! Tutto questo, peraltro, è valido solo se si presuppone che i malati guariti non possano reinfettarsi.

Il lockdown, nei paesi che possono permettersi un calo economico, sembra pertanto la via più sicura per combattere la pandemia, sebbene sia quella più lenta. Sembra quasi surreale che una nazione civile possa dimenticarsi dei soggetti a rischio e “abbandonarli al loro destino per il bene comune” in una concezione fin troppo utilitaristica, o che alcuni leader abbiano supportato idee assolutamente inutili e possibilmente letali per combattere il virus.

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